Immaginate di suonare
un récital “sans carte”. Quando si va al ristorante si ordina “à la carte”.
Immaginate di NON avere una “carte” e di poter ordinare tutto ciò che vi passa
per la mente. Ecco, il récital di Richard Galliano, un musicista Extraterrestre venuto da chissà dove, è stato proprio così. L’Artista della Deutsche
Grammophon si è presentato al teatro Dimitri di Verscio completamente stipato
con la bellezza di due accordéon, di cui una, la sua amata fisarmonica a
bottoni che lo accompagna da più di 30 anni sulle scene di tutto il mondo.
Galliano attacca il fantasioso récital con una sua stessa composizione,
proseguendo poi con una Musette, sua specialità, e procede con un terzo brano
di origine brasiliana. Già dopo il primo pezzo c’è un tifo da stadio in sala.
Gentilmente, dopo aver suonato i primi tre brani, l’interprete ci introduce
brevemente allo stile e alla sua scelta, dato che il "menu" della serata lo
cucina su misura del pubblico lui stesso. I bottoni d’ebano e avorio luccicano
come stelle di una costellazione solo a lui conosciuta, e suonano solamente per
delle dita che creano delle meraviglie musicali. Il suo trasformista accordéon
sembra un’orchestra, poi una jazz band, e subito dopo sembra che sia appena
entrato un gruppo di madrigalisti Cinquecenteschi, poi un pianoforte solo, una
brass band e infine, ecco l’arrivo, metaforico, della pantera rosa. In
completa osmosi con il suo strumento, l’idea musicale non fa neanche in tempo a
formarsi nella sua mente che è già uscita dallo strumento trasformata in regalo
confezionato solo per noi. Galliano suona
rigorosamente ad occhi chiusi improvvisando per il 60 per cento e
suonando “par coeur” il restante 40, oltre al fatto di saper fischiettare i
temi in modo surreale in un registro sopracuto. La sua capacità di fluire improvvisando e fondere gli
stili è pari al suo talento nel “leggere “ il suo pubblico e suonare il
programma più adatto al momento. L’altra fisarmonica, con bottoni leggermente più
piccoli, viene scelta dall'Artista per i grandi classici dei compositori francesi; bellissima la
trascrizione del “Clair de Lune” di Debussy, fluida, essenziale e ad un tempo
non troppo lento.Il suo “intervallo di
riposo” consiste nel alzarsi in piedi e suonare una melodica che può
chiamarsi una fisarmonica a bocca, ossia è necessario soffiare in un tubicino
per far sentire i suoni di questa piccola tastiera a bottoni di solo colore bianco. Dopo questa breve
“pausa” con un’ispirata improvvisazione, l’Artista poliedrico riprende in mano
la sua “Stradivari” e sfida sé stesso, inserendo nella seconda parte del
concerto i brani più difficili e virtuosistici. Sembrava che le difficoltà, il
virtuosismo e i sopra acuti dell’accordéon potessero espandersi all’infinito.
Richard Galliano ci guida nell’oblío più assoluto, nel nulla dello spazio
tempo, con una versione di “Oblivion” di Astor Piazzolla dove non c’è bisogno assolutamente di nient' altro che di un accordéon. La sala si fa silente, il respiro del mantice segue il suo
corso naturale con una viva attenzione alla direzione musicale della frase, a
supporto di una logica che sostiene appieno il sentimento. Il pubblico si perde
nei meandri lontani dell’animo dell’Artista che ci fa visitare musicalmente la
casa argentina di Astor Piazzolla. Il suono dello strumento è un perfetto riflesso
del pensiero e dei sentimenti dell’Artista, che non si fa pregare e dopo un’ora
e mezza d’incredibile musica ci concede ancora la bellezza di tre bis, uno dei
quali suonato con una minuscola fisarmonichetta (intendo dire della grandezza di
un libro tascabile). Il pubblico canta il tema in modo sommesso, mentre lui,
quasi sornione, ci accompagna da grande Maestro. Durante il terzo bis Galliano si alza in piedi
e molto lentamente si avvia verso il backstage, un segnale chiaro che dopo
un’ora e 45 minuti è ora per tutti di andare a nanna. Applausi per almeno dieci
minuti, ma la serata è volata ed è già finita! Sembrava iniziata solo cinque
minuti prima!!
L’avrei ascoltato
almeno fino all’alba in altri 8 o 9 recital continui, ma mi accontenterò di
acquistare qualche sua opera su cd, sperando di poterlo ascoltare live molto
presto. Arrivederci Richard Galliano, l’Extraterrestre dell’accordéon. Grazie di cuore per le grandi emozioni della serata. Provvederemo a chiamarLa: #telefono#casa.
L'Homme Cirque, di e con David Dimitri, Verscio, Switzerland
La prima volta che lo vidi era sulla mia testa. No, non in senso metaforico, stava VERAMENTE sopra la
mia testa e camminava su un filo. Ero in quel preciso momento al circo Knie, e David
Dimitri volteggiava tranquillo sul filo d’acciaio sopra il pubblico. Oggi lo
scenario è cambiato, ma a Verscio in questi giorni si può assistere al suo fantasmagorico One-Man-Show. L’Artista ci regala il
meglio in un condensato dell’arte circense nelle sue molteplici finezze e
sfaccettature, dove la danza permea e ingentilisce ogni singola evoluzione; le
musiche, scelte squisitamente, accompagnano l’Homme
Cirque, che suona dal vivo anche con
virtuosistico talento, in particolare la sua fisarmonica a bottoni. Walzer,
tango, polka, pop sono mixati ad hoc, per una collezione musicale che non può
deludere nessuno. Ogni gesto, espressione del viso, ogni attrezzo o strumento
utilizzato, dal tapis roulant al cavallo di legno, all 'impressionante cannone,
per infine vederlo sparire tra le nuvole di Verscio sul filo d’acciaio, è
intriso di soffice poeticità, al fine d’incorniciare la naturale bravura e fantasia del protagonista.
Gli spunti comici si sprecano, le persone sono piegate in due dal ridere, e i
bimbi partecipano attivamente a tratti accudendo il cavallo, o tentando di
centrare il gigante cannone. Lo spettacolo racconta dell’uomo comune che corre,
salta, suda, ama, soffre, gioisce, è sparato chissà dove, nell' infinito. Il
desiderio primordiale è di volare verso l’alto, di cavalcare i propri sogni
correndo verso di loro con incredibili salti mortali in avanti e indietro sul
filo d’acciaio. Tutte le emozioni dell’essere umano affiorano comicamente e
massicciamente, insinuandosi dolcemente nell' animo di chi osserva. Emblematico
il numero sul tapis roulant, che va sempre più veloce….ogni istante della nostra
vita conta oro se lo assaporiamo coscientemente. L’Homme Cirque ci porta ad un risveglio della condizione umana,
dove anche la più piccola cosa, un cordoncino, un cavallo di legno, un filo di
ferro, ci fanno sentire la straordinarietà di questo nostro viaggio sulla
Terra. Alla fine, David esce dal tendone
da un piccolo “foro” sul tetto e con calma serafica s’incammina verso le
nuvole. Fuori è notte fonda, il filo è lievemente illuminato e in lontananza
minaccia un temporale con fulmini e saette, ma l’Homme Cirque non si lascia intimorire e parte impavido verso il
cielo. E’ l’apice dell’incanto e della meraviglia, dove tutto prende senso alla
massima potenza. L’ultimo brano musicale, con un clarinetto melanconico, ci
ricorda la fugacità della nostra esistenza. La musica e l’energia del pubblico presente
accompagnano la salita solitaria di David Dimitri, che ci ricorda l’immane
sforzo quotidiano per restare in equilibrio; tra fantasia e realtà, L’Homme Cirque porta in scena la
bellezza della vita, la completa dedizione alla propria arte, il duro lavoro
quotidiano, il successo e persino la parodia dell’insuccesso. Magico l’arrivo
alla meta in perfetto sincrono con le ultime note del brano musicale. L’Artista scende come una lepre dal pilone
per salutare il suo pubblico, che rimane ad applaudirlo anche quando egli rientra
nella sua “casa”, la tenda Dimitri. L’Homme
Cirque è uno spettacolo che va portato dappertutto, per educare i bimbi alla
vera arte. E’ una storia che vi entrerà nelle vene,
senza uscirne più. DA NON MANCARE. GRAZIE, David Dimitri, per regalarci momenti
di autentica felicità.